Nicole – Sotto il sole di Itapuã

La sabbia rovente di Itapuã mi bruciava sotto i piedi, ma era niente rispetto al fuoco che avevo dentro.

La brezza bollente soffiava tra le palme, piegandole in un’onda lenta, sensuale, come i fianchi di Nicole che oscillavano davanti ai miei occhi.

Quel vestitino bianco trasparente era un invito, una bestemmia, un peccato ambulante.
Sotto, il nulla: niente reggiseno, niente mutandine.
Solo pelle, sete, e la sua figa già gocciolante.

Carlos montava il gazebo, Alidiana rideva col suo bikini sgambato…
E Nicole mi guardava.
Occhi scuri dietro gli occhiali, la bocca umida, famelica.

Mi sfidava.
Mi provocava.
La mia puttanella personale, anche lì, in mezzo al mondo.

**

Appena rimasero soli in acqua, lei mi raggiunse.
Si chinò su di me, le labbra umide quasi a sfiorarmi l’orecchio.

«Sono nuda sotto…»
La sua voce era un filo, un veleno dolcissimo.
«…fammi tua. Qui. Adesso.»

Non ci pensai neanche un secondo.

Sotto il telo mare infilai la mano.
Salì rapida, trovando la pelle calda, il pube liscissimo, e la fessura già bagnata, pulsante.

Infilai due dita dentro, senza pietà.
Nicole si contorse, si morse il labbro per non gridare.

«Brava troia… già fradicia per me…»

Le dita affondavano e si muovevano violente, mentre la guardavo annaspare, le gambe che tremavano, la sabbia che si incollava alla pelle sudata.

**

Non resistette a lungo.
Mi prese per mano e mi trascinò dietro le dune, ansimando.

Appena nascosti, si gettò in ginocchio.

Sollevò il vestitino sopra la testa, a mostrare tutto quel corpo sporco di voglia.

Mi sbottonò i pantaloni con furia, tirò fuori il cazzo duro e se lo infilò in gola senza un gemito, come se avesse paura di perdere anche un secondo.

La testa che andava e veniva, le labbra che si stiravano sull’asta, la lingua che mi strusciava ovunque.

Non la carezzavo, non la accarezzavo.

Le afferrai i capelli e iniziai a scoparle la bocca, affondando brutalmente in gola.

Nicole gemeva soffocata, bave che colavano dagli angoli della bocca, occhi lucidi, ma continuava a prendere tutto senza mai fermarsi.

**

Quando stavo per venire, la tirai su come un animale.

La piegai a novanta contro la sabbia bollente.
Il culo perfetto alzato per me, ancora coperto a metà da quel vestitino sudicio.

La infilai di colpo, affondando tutto dentro con una spinta selvaggia.

Nicole urlò strozzata, schiacciando il viso nella sabbia.
Ma non si mosse, non si tirò indietro: spalancò ancora di più le cosce, offrendosi come una vera puttana.

Ogni botta faceva schioccare il suo culo contro il mio bacino.
Affondavo con rabbia, senza freni, senza dolcezza.

«Sfondami tutta… fammi tua, fammi sgorgare la tua sborra dentro…»

Le sue parole mi fecero perdere il controllo.

La presi per i fianchi e cominciai a bombarla come un animale rabbioso, sprofondando dentro a pistate sempre più sporche, più violente.

La sabbia si appiccicava al suo sudore, alle sue chiappe che sbattevano.

Nicole godeva, si contorceva, si sbriciolava sotto di me.

**

Quando venni, mi riversai tutto dentro, spingendo a fondo mentre scaricavo ondate di sperma bollente nella sua fica aperta.

Nicole tremava, venendo insieme a me, strusciandosi contro la sabbia come una cagna in calore.

Rimasi dentro, a palpitare, a sentire i suoi muscoli stringersi ancora attorno a me.

Quando mi ritirai, un fiotto di sborra colò subito fuori, sporcando la sabbia dorata.

Nicole si rialzò a fatica, il vestitino di nuovo tirato giù a malapena.

Il sorriso sporco sulle labbra.
Le gambe tremanti.
La mia sborra che le colava lungo le cosce nude mentre tornava verso Carlos e Alidiana.

Nessuno si accorse di nulla.

Solo io.

Solo io sapevo che quella troietta, anche sotto il sole più splendente di Bahia, apparteneva solo a me.
Solo alla mia voglia sporca.

Sempre. Ovunque.